I suoni del silenzio

I suoni del silenzio

Per alcun* di noi, questi mesi sono stati e sono, di intenso lavoro, tutti uguali, senza distinzione.
Ma sono stati e sono, anche giorni di dolore, di solitudine, di rimpianti, di pensieri altrettanto intensi e di riflessione.
Il nostro silenzio non va confuso con l’intenzione di non dire nulla o con il fatto che non ci sia niente da dire.
Si tratta del silenzio di chi è impegnato a fare altre cose.
Ma ci preoccupa il fatto che questo silenzio possa essere frainteso o, peggio, complice.
Per questo ci sforziamo di trovare il tempo per queste righe.
Ora temiamo il rischio che questo isolamento forzato, questa oscurità, questo silenzio accompagnato da una cacofonia di voci e visioni, distolga dalle riflessioni che l’esperienza che stiamo vivendo merita.
Torna alla mente il testo poetico di una canzone del 1964, di Paul Simon:

And in the naked light I saw (E vidi nella luce spoglia)
Ten thousand people, maybe more (
diecimila persone, forse più)
People talking without speaking (Gente che parla senza dire nulla)
People hearing without listening (Gente che sente senza ascoltare)
People writing songs (Gente che scrive canzoni)
that voices never share (che le voci mai condividono)
And no one dared disturb the sound of silence. (
E nessuno osava disturbare il suono del silenzio)
“Fools,” said I, “you do not know (“Sciocchi”, dissi, “non sapete)
Silence like a cancer grows.” (che il silenzio cresce come un cancro”)

Però è difficile rompere il silenzio quando ogni riflessione rischia di essere liquidata o, forse meglio, strumentalizzata come polemica.
Allora proprio su questo potremmo soffermarci un attimo.
Ma davvero condividere una riflessione, provare ad argomentare le fatiche di questi giorni anche alla luce degli errori fatti, dei problemi che ci sono, sarebbe una disdicevole polemica in un momento in cui è necessario solamente concentrarci sul lavoro di contrasto quotidiano a quanto sta avvenendo?
E davvero lo sarebbe, se questo contributo venisse da quelle persone che ogni giorno e ogni notte sono impegnate in questo contrasto?
Persone che rischiano di essere troppo stremate alla fine di questa vicenda per avere la forza di poter dire qualche cosa.
Crediamo veramente che raccontare fatti oggi, sarebbe polemizzare?
Vediamo un po’.
Vocabolario Treccani on line:
fatto2 s. m. [lat. factum, propr. part. pass. sostantivato di facĕre «fare»]. – 1. a.Avvenimento, azione, fenomeno, ciò che si compie o si è compiuto: […] 3. a. Ciò che ha consistenza vera e reale, in opposizione a ciò che non è concreto, tangibile, sicuro: molte volte al fil dir vien meno (Dante); […]. (http://www.treccani.it/vocabolario/fatto2)

Sul significato di polemica, sempre il vocabolario Treccani:

polemica /po’lɛmika/ s. f. [femm. sost. dell’agg. polemico]. – 1. [il discutere vivacemente su vari argomenti] ≈ contesa, contraddittorio, contrasto, diatriba, disputa, questione. ↑ scontro. ↓ confronto, dibattito, discussione. 2. (estens.spreg.) [discussione dettata da animosità, condotta spesso solo per il gusto di contraddire: lasciare da parte le p.] ≈ (fam.) battibecco, provocazione.(http://www.treccani.it/vocabolario/polemica_(Sinonimi-e-Contrari))

La prima definizione di “polemica” non pare, ai nostri occhi, un deprecabile distogliere l’attenzione dall’emergenza e dall’urgenza di salvare o proteggere vite e neppure un’azione da sciacalli intenti a sfruttare la situazione per i propri interessi, quali essi siano. E ci soffermiamo su quella proprio perché i fatti (in una qualsiasi delle definizioni precedenti) che stiamo vivendo, pur nelle differenti interpretazioni, ci pare richiamino all’urgenza non solo di affrontarli, ma anche di comprenderli, di analizzarli alla ricerca di quella parte delle loro cause che può insegnarci a far meglio, a prevenire. Siano esse il rispetto dell’ambiente, il valore della sanità e, in generale, dei servizi pubblici a gestione diretta pubblica e universali, le capacità organizzative, i danni della demagogia, l’importanza delle competenze, il coraggio delle scelte necessarie, la definizione delle priorità o l’utilizzo delle risorse.
A noi pare che, oggi, la tenuta dei nostri servizi sia dovuta principalmente a coloro che hanno dentro di sé, in qualche modo, la cultura che discende dai principi della nostra Costituzione e che ci consente di andare oltre. Nonostante la stanchezza, nonostante le carenze, nonostante la paura, nonostante la consapevolezza di poter sbagliare, nonostante ….
Alcun* sono intensamente sul pezzo, altr* lo sono limitatamente, altr* non se la sentono, altr* possono solamente restare a casa (anche se il come ci stanno non è uguale per tutt*), ma molte saranno le voci alla fine di questa vicenda. Quali ascoltare dipende da ciascuno di noi.
Forse chi è sul campo dovrebbe parlare oggi, per non rischiare di non avere più voce quando molti parleranno.
Forse non dovrebbe lasciare tutto alla memoria, che è altra cosa della storia.
Forse dovrebbe ricordare Bloch:

Non riporterò tutto. Bisogna concedere all’oblio ciò che gli spetta. Ma non voglio abbandonare ai capricci della mia memoria i cinque mesi straordinari che ho appena vissuto. Essa è solita fare del mio passato una cernita poco giudiziosa. Si ingombra di minuzie senza interesse e lascia che svaniscano immagini di cui anche i minimi particolari mi sarebbero stati cari (M. Bloch, La guerra e le false notizie, p. 45. Ricordi (1914-1915) e riflessioni (1921), tr. it. di G. De Paola, Fazi Editore, Roma 2014).



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