V GIORNATA MONDIALE DEI POVERI

 

TRASCRIZIONE* DELL’INTERVENTO DI GABRIELE VERRONE

 

Associazione San Marcellino, Chiesa di S. Marcellino, domenica 14 novembre 2021

 

Benvenuti a tutti!

È difficile spiegarvi in poche parole quello che facciamo. Ci proverò partendo dal fatto che oggi avrete la possibilità di visitare alcuni dei servizi che quotidianamente svolgiamo.

SAN MARCELLINO E LA PERSONA IN CONDIZIONE DI SENZA DIMORA

La prima impressione che può lasciare San Marcellino nella sua organizzazione è che tutti i servizi siano organizzati per step. Ovvero abbiamo servizi di prima accoglienza, servizi di accompagnamento all’abitare, alloggi dove le persone vivono una certa autonomia, e un affiancamento per chi vive già da solo, magari in possesso di una casa popolare. In parte è vero, ma non è proprio così: ci tenevo a dirlo perché il lavoro di San Marcellino non si fonda su questo. Innanzitutto tiene molto presente la complessità della vita umana e, quindi, è ben consapevole che ogni persona che incontriamo è diversa dalle altre vivendo questa diversità come ricchezza e dandoci le opportunità di provare (perché non sempre è possibile) a personalizzare il più possibile il percorso di ogni persona. Quindi lo step che noi viviamo, da una situazione a un’altra, noi lo chiamiamo gradualità. E la gradualità la misuriamo con la reciprocità che siamo in grado di produrre insieme alla persona interessata. Più il rapporto diventa reciproco, maggiormente il percorso della persona si sviluppa. Quindi, da un primo momento di vera e propria assistenza, quando una persona arriva e ha bisogno immediato di una risposta a propri bisogni primari (e dunque chiede, e noi, se riusciamo, diamo), passiamo a un livello dove riusciamo di più a confrontarci con la persona, a personalizzare il suo percorso e concedere sempre di più spazio alla persona per esprimere le sue potenzialità, e anche la sua collaborazione all’interno di questo percorso. L’esempio più banale: nei “dormitori a bassa soglia” un ospite non fa niente, se non venire a dormire e a usufruire degli spazi “a bassa soglia”; invece nelle “comunità” gli ospiti cucinano, fanno le pulizie, partecipano alla riunione settimanale di comunità, dove decidono insieme i menu, la scaletta delle giornate, ecc. Capite i due opposti come siano differenziati.

 

L’OPERA DI SAN MARCELLINO: DAI SERVIZI COME STRUMENTI ALLA DIMENSIONE CULTURALE E POLITICA

Bene, i nostri Servizi, o meglio, l’opera di San Marcellino, non si conclude qui. Non si conclude esclusivamente nei servizi, perché i servizi noi li intendiamo prevalentemente come dei veri e propri strumenti. Sono degli strumenti a “bassa soglia” per avvicinare le persone, e poi più avanti per condividere e capire un po’ meglio il mondo e la comunità che ci circonda e di cui facciamo parte. Quindi, gran parte del nostro lavoro cerca, quando ci riusciamo, di uscire dalle mura dei servizi per rivendicare una vera e propria azione di advocacy nei confronti delle persone che incontriamo, per rivendicare quelli che possono essere i diritti delle persone. E qui andiamo a scoprire diversi livelli.

 

LIVELLO CULTURALE

Uno, come potete immaginare, è quello culturale: è molto importante condividere sia con le persone che accogliamo che con le persone che incontriamo una certa percezione di quello che, per esempio, è la povertà. Da molti anni, per esempio, quando si parla di “persone in condizione di senza dimora” si parla di “decoro urbano”. Questa è una parola che a noi disturba parecchio e, allora, cominciamo a discutere di questa cosa insieme a chi incontriamo. Organizziamo anche degli eventi culturali che apparentemente sembrano anche lontani da questa parola, ma che ci danno l’opportunità di ragionarci per scoprire nuove dimensioni. Allora, e qui vi cito quello che diceva Padre Nicola quando citava il Papa, è vero, i poveri saranno sempre con noi. E quindi dobbiamo anche un po’ abbandonare l’utopia che un giorno non ci saranno più persone per strada. Purtroppo ci saranno sempre. Però ci sarà sempre uno spazio, e questa è anche una fortuna, per esprimere e far notare un certo disagio. Ma quello su cui noi dobbiamo lavorare è che forse certi “modi” di affrontare queste povertà sono indecorosi. Allora qui cambia un po’ il punto di vista del modo di guardare le cose. È molto importante capire che ogni persona, come dicevamo, è differente dalle altre e che c’è sempre una possibilità di riavvicinarla e di cambiare il suo percorso, sempre che la persona lo desideri. Dico “sempre che la persona lo desideri”, perché, secondo me, c’è sempre questo desiderio, è solo una questione di tempi, bisogna intervenire quando i tempi sono giusti per fare questo. Quindi, quando vediamo una persona che sta molto male per strada, a me viene spesso da paragonare tutto questo come quando nella nostra giornata sentiamo un mal di testa, spesso prendiamo una pasticca per questo mal di testa, ma questo mal di testa è un segnale di qualcosa d’altro che non funziona. Quindi, quando interveniamo con questo tipo di disagio non dobbiamo “prendere la pasticca” per non vedere questo disagio, ma dobbiamo intervenire in un’altra dimensione, affinché questo disagio si esprima solo nelle condizioni e nelle situazioni più gravi; e questo è possibile.

 

LIVELLO POLITICO

Un altro piano sul quale noi sicuramente dobbiamo continuamente lavorare è anche il piano politico. E non immaginate che il piano politico riguardi solo la giunta comunale o chi ci rappresenta in Comune, ma riguarda tutto il mondo del terzo settore e del volontariato. Questa è una battaglia molto importante. Mi viene da farvi come esempio che quando un alcoolista sta cercando di smettere di bere e ha un ritorno al bere, noi chiamiamo questo ritorno al bere una ricaduta. Bene, ecco, nel mondo politico la nostra società ha spesso delle ricadute: facciamo tante volte dei passi in avanti e poi ci ritroviamo all’improvviso di qualche anno indietro.  Spesso le ricadute le viviamo in maniera eccessivamente negativa, alle volte invece servono per poi fare un altro  passo in avanti ancora più importante. Ebbene, bisogna stare attenti. Ed è su questo che San Marcellino, spesso e laddove riesce a notare di essere ricaduta, lotta per conservare i diritti alle persone. Vi faccio degli esempi banalissimi che per esempio la pandemia ci ha portato all’evidenza. Un anno e mezzo fa siamo stati mandati in lockdown nel giro di poche settimane ad affrontare una situazione per tutti noi spaventosa e sconosciuta. Provate a pensare che cosa significhi lockdown per una persona in condizione di senza dimora. “Statevene a casa”. “Ma a casa dove. Io sono una persona senza dimora.” È vero, il mondo politico non poteva prevedere una soluzione per tutti. Il fatto di invitare a stare a casa era un’indicazione forse che poteva essere data di massima, per contenere al meglio la diffusione del virus, ma il problema è che le persone che noi incontravamo prendevano le multe perché non stavano a casa; capite la contraddizione? C’erano persone che dicevano “ma io torno in dormitorio, sono in questo dormitorio, ma fino alle 19.00 non riapre”, e prendevano la multa. Un altro esempio banalissimo, non mi ricordo precisamente quando, Nicola aiutami, forse ad aprile scorso, sì, ad aprile scorso, ci hanno offerto i vaccini per le persone che noi incontriamo e ci hanno detto: “Ve ne diamo 200. Arrangiatevi”. Ora, per noi, in qualche maniera era anche fattibile la cosa, perché nelle forze di San Marcellino una delle maggiori è una presenza di volontariato importante e significativa e, quindi, in questa presenza significativa esistono anche molti medici che hanno dato subito la loro disponibilità per poter vaccinare i nostri ospiti. Ma capite il significato politico di escludere da un sistema sanitario delle persone che hanno il diritto di essere accolte e vaccinate come ogni singolo cittadino. E quindi noi abbiamo avuto l’imbarazzo di dire: ma perché questo? E, se ci opponiamo a questo, che cosa significa? Significa che i nostri ospiti o le persone che incontriamo non saranno vaccinate? Abbiamo provato a combattere, e ci è andata bene. Nel giro di dieci giorni siamo riusciti a trovare un canale istituzionale per cui gli ospiti sono stati vaccinati in un hub dedicato ai vaccini. Sono tante le sfaccettature alle quali noi dobbiamo opporre resistenza, e comunque ricordare continuamente, e ricordare anche a noi stessi, quali sono i diritti delle persone.

 

CONCLUSIONE

Per concludere, mi viene da dire questo: oggi è “La giornata del povero”, lo sappiamo tutti, e spesso noi associamo alla parola “povertà” la prima cosa che ci viene in mente: la situazione economica di una persona. Be’, io credo che oggi sia la giornata un po’ per tutti noi, perché tutti noi siamo poveri. E se ci pensiamo bene, siamo poveri di qualcosa veramente. Perché la povertà non è solo economica. Si può essere poveri di affetti, si può essere poveri di generosità, si può essere poveri di altruismo, si può essere poveri  di amicizia…, aiutatemi! La natura umana è così complessa e ha così tante dimensioni che ognuno di noi può trovarne una nella quale si percepisce e si sente un po’ più povero. Quindi, oggi è anche un’ottima occasione per riflettere sulle nostre povertà, e per renderci conto anche di come risolvere questa nostra povertà. E, rendendoci conto di questo, andremo subito a osservare che lo strumento migliore, gratuito, per risolvere le nostre povertà sono le relazioni, di cui abbiamo tanto bisogno. Quando noi abbiamo delle buone relazioni spesso le nostre povertà si arricchiscono. Ed è un po’ quello che cerchiamo di fare a San Marcellino. Oggi non accederete a dei posti dove diamo da dormire, dove diamo da mangiare, dove cerchiamo di fare al meglio le nostre cose, ma a dei posti che sono dei luoghi di relazione, perché crediamo che attraverso questi luoghi di relazione si possa in qualche maniera migliorare la vita delle persone. Grazie!

 

*Trascrizione da audio, titoli, parti in grassetto e corsivo a cura di Sofia Canepa Bava



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