«Coraggio! Alzati, ti chiama!»

«Coraggio! Alzati, ti chiama!»

«Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte» (Mc. 10, 48)

 

Abbiamo appena vissuto il 18 novembre la II Giornata mondiale dei Poveri, a partire dalla quale avevo proposto alcune riflessioni nell’articolo Questo povero grida. Dei tre verbi gridare – rispondere – liberare descritti nel Messaggio del Papa che ha indicato il senso di tale giornata, questa volta mi soffermo sul verbo liberare.

Il Signore infatti, è il percorso di tutta la Bibbia, opera per liberare il suo Popolo, per liberare il povero: «Egli non ha disprezzato né disdegnato l’afflizione del povero, il proprio volto non gli ha nascosto ma ha ascoltato il suo grido di aiuto» (Sal 22,25), lo ha liberato dal “laccio del predatore” (cf Sal 91,3), dalla trappola preparata sul suo cammino. La liberazione di Dio prende la forma di una mano tesa verso il povero, che offre accoglienza, protegge e permette di sentire l’amicizia di cui ha bisogno. È a partire da questa vicinanza concreta e tangibile che prende avvio un genuino percorso di liberazione. «Ogni cristiano e ogni comunità sono chiamati ad essere strumenti di Dio per la liberazione e la promozione dei poveri, in modo che essi possano integrarsi pienamente nella società» (Evangelii gaudium, 187).

Così tanti poveri si sono identificati con Bartimeo, del quale parla l’evangelista Marco (cf 10,46-52). Il cieco Bartimeo «sedeva lungo la strada a mendicare» e avendo sentito che passava Gesù «cominciò a gridare» e a invocarlo perché avesse pietà di lui. «Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte». Il Figlio di Dio ascoltò il suo grido: «“Che vuoi che io faccia per te?”. E il cieco gli rispose: “Rabbunì, che io veda di nuovo!”».

Bartimeo è un povero qualunque che ad un certo punto della vita si ritrova privo di capacità fondamentali, quali il vedere e il lavorare. Quanti percorsi anche oggi conducono a forme di precarietà! La mancanza di mezzi basilari di sussistenza, la marginalità quando non si è più nel pieno delle proprie forze lavorative, le diverse forme di schiavitù sociale, … Come Bartimeo, quanti poveri sono oggi al bordo della strada, della vita, e cercano un senso alla loro condizione! Quanti si interrogano sul perché sono arrivati in fondo a questo abisso e su come ne possono uscire! Attendono che qualcuno si avvicini loro e dica: «Coraggio! Alzati, ti chiama!» (v. 49).

Purtroppo si verifica spesso che, al contrario, anche oggi le voci che si sentono sono quelle del rimprovero e dellinvito a tacere e a subire. Sono voci stonate, spesso determinate da una fobia per i poveri, considerati non solo come indigenti, ma anche come gente portatrice di insicurezza, instabilità, disorientamento dalle abitudini quotidiane e, pertanto, da respingere e tenere lontani. Si tende a creare distanza tra sé e loro e non ci si rende conto che in questo modo ci si rende distanti dal Signore Gesù, che non li respinge ma li chiama a sé e li consola.

Risuonano appropriate in questo caso le parole del profeta Isaia sullo stile di vita del credente: «sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi […] dividere il pane con l’affamato, […] introdurre in casa i miseri, senza tetto, […] vestire uno che vedi nudo» (Is 58,6-7).

Chiediamo al Signore che viene a noi ancora una volta in questo Natale come Gesù Bambino che ci renda capaci, accogliendoLo, di diventare più liberi da quelle catene che ci impediscono di dividere il pane con laffamato, di essere vicini ai miseri, ai senza tetto, ai poveri.

p. Nicola Gay s.j.

Presidente San Marcellino Onlus

 

In evidenza: Il cieco di Gerico – Duccio di Buoninsegna



CENTRO DI ASCOLTO

Piazza San Marcellino, 1 - 16124 Genova
T. +39.010.2465400
Aperto lun-mar e gio-ven, dalle 9 alle 12