Il 25 aprile e il suo valore universale

Il 25 aprile e il suo valore universale

 

Succede che ora, per via della guerra in Ucraina, il dramma dei profughi riempie i telegiornali, le pagine dei quotidiani e i social. Adesso la nostra sensibilità è sollecitata, informata, giustamente si fa a gara per essere d’aiuto, e non possiamo non sapere quali sono i disastri che patiscono i civili fra distruzioni, terrore, perdite, lutti e fughe. Ma con un po’ più di buona volontà, potevamo arrivarci anche prima. Sarebbe bastato, per esempio, fermarsi ad ascoltare le tante guerre anch’esse vicine a noi, raccontate qui dai loro profughi, che qualche stolto oggi definisce “non veri”. E allora ecco una storia che San Marcellino ha voluto ascoltare, persone da accogliere e accompagnare.

Siria, 2013. Una famiglia in fuga sotto i bombardamenti. Genitori anziani e quattro figli, tre ragazze e un giovane con la sindrome di Down. Dopo giorni e giorni di fragori e schianti, non resta che lasciare la propria casa. A piedi. Senza nulla, solo i documenti, le milizie scelte che hanno invaso la città, alcune delle quali svolgono oggi lo stesso identico sporco mestiere fra le macerie ucraine, sterminano chiunque abbia anche solo un piccolo bagaglio. Hanno barbe lunghe, uccidono in un lampo, col mitra o con la spada. Sulla via verso il confine, da una cantina all’altra, i giorni e le notti passano lenti. Nulla da mangiare, si beve solo l’acqua sporca che si trova. Il Papà non c’è più, si era allontanato in cerca di cibo e non è più tornato. Tutt’ora non si sa se è vivo o morto. Poi finalmente, dopo tanto cammino, il Libano, e il campo profughi, migliaia di persone nelle stesse condizioni. Seguono cinque lunghi anni di attesa. Il ragazzo si ammala, le sue condizioni peggiorano, ha bisogno di cure urgenti. Senza contare che per lui è ancora più difficile capire e accettare la nuova vita nel campo, che somiglia tanto ad un lager. E così, “grazie” alla sua salute, la sua famiglia viene inserita nel Progetto Mediterranean Hope dal corridoio umanitario della Diaconia Valdese, che affida a San Marcellino questi profughi siriani. Sbarcano a Genova nel dicembre 2018. Da quattro anni, la loro vita è accolta e seguita passo passo da San Marcellino. Fin da subito, qui per loro c’è una casa, operatori e volontari dedicati. E c’è, soprattutto, lo stesso spirito che anima ogni persona che accompagniamo.

La cucina è stata il pretesto che mi ha permesso di conoscere e frequentare con regolarità questa nostra famiglia siriana. Era utile che qualcuno contribuisse ad allenare il loro italiano, e così abbiamo inventato una specie di scuola di cucina siriana. Una volta alla settimana, durante il primo e secondo lockdown, ho provato ad imparare i loro piatti spignattando insieme, e ogni volta li ho gustati con loro a fine mattinata. Una ricchezza incredibile, mani abilissime, sapienti e coordinate, sapori meravigliosi. Nelle attese, tra una fase e l’altra di lievitazione o cottura, c’è stato modo di ascoltare, di capire la loro forza e fragilità, e qualcosa della loro cultura. Ho potuto dare una mano per gli esercizi delle due sorelle iscritte all’università. E ho conosciuto il dramma di chi vuole studiare in terra straniera, ma ha anche la necessità urgente di trovare un lavoro, qualsiasi lavoro possa servire per mantenersi. Perché l’obiettivo è l’autonomia.

Le guerre sono tutte identiche nella loro sete cattiva di potere economico, e nella loro produzione di morte, distruzione e profughi. Mi domando dove eravamo quando le nostre scelte contribuivano a minare la pace. Mi chiedo perché la nostra cultura non onori il nostro 25 aprile sempre, di fronte a chiunque fugga dalla guerra. Chi ha più o meno la mia età, ha avuto a tavola nonni e genitori che, se ci riuscivano, raccontavano le loro esperienze nelle due guerre del secolo scorso. Da bambina e da ragazza, i miei pranzi della domenica e di Natale terminavano sempre coi canti degli Alpini. E del 25 aprile si parlava non come di una festività vuota, ma come di un sogno che si era avverato grazie al coraggio e all’impegno di tante persone per bene: un sogno di democrazia, libertà e ricostruzione. E nuova vita.

 

Sofia Canepa Bava

Volontaria Boschetto

 



CENTRO DI ASCOLTO

Piazza San Marcellino, 1 - 16124 Genova
T. +39.010.2465400
Aperto lun-mar e gio-ven, dalle 9 alle 12